Regione: Lombardia
Provincia: Brescia
CAP: 25010
Prefisso telefonico: 030
Popolazione: 3.376
Coordinate: * latitudine 45.27863 * longitudine10.37086
Provincia: Brescia
CAP: 25010
Prefisso telefonico: 030
Popolazione: 3.376
Coordinate: * latitudine 45.27863 * longitudine10.37086
i musei di remedello
A Remedello è situato il museo civico archeologico che ha
sede nella ex Chiesa dei Disciplini, sorta verso la fine del 1400.
La ex chiesa dei disciplini è decorata da un ciclo di affreschi incentrato sulle storie della vita di Gesù, opera del pittore Orazio De Rossi.
Già a partire dagli anni 60 si sono verificati dei ritrovamenti della collezione di Carlotti che ora sono situati presso il deposito del museo. Di estrema importanza sono degli importanti resti di un antico abitato provenienti dalla località cascina delle Bocche. Questi reperti riguardano vasi di terracotta,strumenti di selce e di osso, oggetti ornamentali. Ne sono un esempio gli oggetti raffigurati nell’ immagine.
La ex chiesa dei disciplini è decorata da un ciclo di affreschi incentrato sulle storie della vita di Gesù, opera del pittore Orazio De Rossi.
Già a partire dagli anni 60 si sono verificati dei ritrovamenti della collezione di Carlotti che ora sono situati presso il deposito del museo. Di estrema importanza sono degli importanti resti di un antico abitato provenienti dalla località cascina delle Bocche. Questi reperti riguardano vasi di terracotta,strumenti di selce e di osso, oggetti ornamentali. Ne sono un esempio gli oggetti raffigurati nell’ immagine.
dentro il museo gli affreschi di orazio de rossi
Gli affreschi di Orazio De Rossi vennero restaurati nei primi
anni del 1980. Ai lati dell'unica navata col soffitto a volta ribassata, gli
affreschi parietali narrano, in ventiquattro scene, la vita di Cristo, divise
tra loro da finte paraste; negli oculi superiori, collocati su piedritti, si
alternano Profeti e Sibille che reggono i cartigli esplicativi coi
corrispondenti versetti biblici. L e vele soprastanti ogni scena sono
affrescate con motivi a “grottesca” ed il soffitto a finti cassettoni. Nella
parete di fondo, l'affresco centrale rappresenta una Madonna in trono col
bambino sulle ginocchia ed alcuni santi che le fanno da corona; alcune di
queste figure appaiono di mano diversa e precedente a quella del resto del
ciclo. Di spicco per notorietà, è una copia del cenacolo leonardesco,
probabilmente derivata da un'altra copia esistente nella cattedrale di Asola,datata
1516.
storia del museo
il museo civico archeologico di Remedello nasce nel 1975 ad
opera del gruppo di Promozione Locale, in seguito al recupero di testimonianze
archeologiche dal territorio, che confluiscono nella Disciplina, dove già dagli
anni 60 trovavano posto i materiali
della collezione Carlotti, di proprietà dell' Istituto Bonsignori di Remedello,
tuttora in deposito presso il museo. Le collezioni sono ampliate negli anni 80 in seguito
all'attività del locale gruppo archeologico e agli scavi diretti dalla
Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
L'esposizione dei materiali di proprietà statale è stata organizzata secondo un ordine cronologico, con reperti e contesti che testimoniano il popolamento del territorio di Remedello dal Neolitico fino all'Alto Medioevo.
L'età del rame è testimoniata da una sepoltura femminile rannicchiata scoperta al Dovarese, da numerosi strumenti di selce da varie località di Remedello e di Cadimarco di Fiesse.
Le testimonianze del territorio dell'età del bronzo cominciano con la fase finale del Bronzo Antico. Presso il museo sono inoltre conservate cinque spade di bronzo, da interpretare forse come l'offerta ad una divinità delle acque. Quattro di esse sono state rinvenute nel letto del Chiese, la quinta è stata ritrovata a Pavone.
Al II sec. a.C. risale la necropoli cenomane di Remedello Sopra, loc. Tagliate, costituita da due tombe di guerriero, caratterizzate da spada con fodero, punta di lancia, umbone, coltello, fibule, monete e , nella tomba 2, da una borraccia. Al periodo tra il La Tène D e l'antica età imperiale risale la necropoli della località Corte di Remedello Sotto.
Di estremo interesse è un rarissimo esempio di moneta celtica, attualmente unico per l'Italia, coniato nella Gallia centro-meridionale tra il 78 e il 58 a.C.
L'importante necropoli romana di Acquafredda, loc. Borgo dei Lupi, formata da 135 tombe per lo più a incinerazione, caratterizzata da una notevole ricchezza dei corredi, sarà presto esposta con la rotazione delle tombe più importanti.
Orazio De Rossi:Diano Castello,1561-Genova, 1926, è stato un pittore italiano, attivo nel Ponente ligure nel 16° e 18° secolo. A questo pittore inoltre si è distinto per il suo impegno nella vita comunitaria, dove ha conseguito nell’ambito della Comunità di Diano cariche di prestigio.
L'esposizione dei materiali di proprietà statale è stata organizzata secondo un ordine cronologico, con reperti e contesti che testimoniano il popolamento del territorio di Remedello dal Neolitico fino all'Alto Medioevo.
L'età del rame è testimoniata da una sepoltura femminile rannicchiata scoperta al Dovarese, da numerosi strumenti di selce da varie località di Remedello e di Cadimarco di Fiesse.
Le testimonianze del territorio dell'età del bronzo cominciano con la fase finale del Bronzo Antico. Presso il museo sono inoltre conservate cinque spade di bronzo, da interpretare forse come l'offerta ad una divinità delle acque. Quattro di esse sono state rinvenute nel letto del Chiese, la quinta è stata ritrovata a Pavone.
Al II sec. a.C. risale la necropoli cenomane di Remedello Sopra, loc. Tagliate, costituita da due tombe di guerriero, caratterizzate da spada con fodero, punta di lancia, umbone, coltello, fibule, monete e , nella tomba 2, da una borraccia. Al periodo tra il La Tène D e l'antica età imperiale risale la necropoli della località Corte di Remedello Sotto.
Di estremo interesse è un rarissimo esempio di moneta celtica, attualmente unico per l'Italia, coniato nella Gallia centro-meridionale tra il 78 e il 58 a.C.
L'importante necropoli romana di Acquafredda, loc. Borgo dei Lupi, formata da 135 tombe per lo più a incinerazione, caratterizzata da una notevole ricchezza dei corredi, sarà presto esposta con la rotazione delle tombe più importanti.
Orazio De Rossi:Diano Castello,1561-Genova, 1926, è stato un pittore italiano, attivo nel Ponente ligure nel 16° e 18° secolo. A questo pittore inoltre si è distinto per il suo impegno nella vita comunitaria, dove ha conseguito nell’ambito della Comunità di Diano cariche di prestigio.
il museo della civiltà contadina di remedello
Il museo della civiltà contadina trova collocazione presso un
locale dell' ostituto Scolastico Giovanni Bonsignori.
Il museo, inaugurato nel 2000, fu possibile grazie alla disponibilità dei padri Piamartini di Remedello.
La raccolta dei materiali ,iniziata nel 1980 dal Sig. Giovanni Filippini, è formata da circa 1500 manufatti inerenti il lavoro agricolo, provenienti principalmente da cascine rurali di Remedello, dai paesi limitrofi eda pregiate donazioni di numerosi privati della zona.
L' ambientazione dei manufatti all'interno del museo è disposta in gruppi tematici ed omogenei, in un unico ampio spazio.
Si va dall'allevamento degli animali e dei bachi da seta, alla coltivazione del granoturco e della vite alla fienagione , alla tessitura ed infine all'attività domestica .
L'intera sezione è accompagnata da cartine storiche, fotografie dell'epoca che documentano l'utilizzo degli strumenti presenti nel museo, come, per esempio il libro del latte, nel quale i produttori annotavano le varie operazioni svoltesi durante il corso dell'anno.
All'interno dell'esposizione trova posto, una ricca rappresentanza di avifauna autoctona esotica ed imbalsamata.
Il museo, inaugurato nel 2000, fu possibile grazie alla disponibilità dei padri Piamartini di Remedello.
La raccolta dei materiali ,iniziata nel 1980 dal Sig. Giovanni Filippini, è formata da circa 1500 manufatti inerenti il lavoro agricolo, provenienti principalmente da cascine rurali di Remedello, dai paesi limitrofi eda pregiate donazioni di numerosi privati della zona.
L' ambientazione dei manufatti all'interno del museo è disposta in gruppi tematici ed omogenei, in un unico ampio spazio.
Si va dall'allevamento degli animali e dei bachi da seta, alla coltivazione del granoturco e della vite alla fienagione , alla tessitura ed infine all'attività domestica .
L'intera sezione è accompagnata da cartine storiche, fotografie dell'epoca che documentano l'utilizzo degli strumenti presenti nel museo, come, per esempio il libro del latte, nel quale i produttori annotavano le varie operazioni svoltesi durante il corso dell'anno.
All'interno dell'esposizione trova posto, una ricca rappresentanza di avifauna autoctona esotica ed imbalsamata.
i morti del gandino
Il nome
La chiesa che i remedellesi chiamano ‘Morti del Gandino’,è in realtà dedicata alla Madonna;
ufficialmente alla ‘Maternità della beata Vergine di Morti del Gandino’,come testimoniano alcune raffigurazioni. Morti perché durante le varie pestilenze la zona veniva adibita a lazzaretto per la sua posizione periferica. Gandino dal nome della omonima località in cui si trova che deriva dal longobardo ‘ganda’ cioè luogo sassoso.
Le tradizioni
Molte sono le storie leggendarie attorno a questo santuario,si raccontava che ogni notte le ossa sotto il terreno si lamentavano e invocavano le preghiere dei vivi e che i fantasmi di esse si aggiravano ricoperti da sudari per impietosire i passanti. Queste leggende hanno probabilmente sfondi veritieri infatti sotto l’altare principale potrebbero esserci resti ma non si sono mai effettuati scavi. Altro fatto è che alla seconda domenica di luglio,frequenti temporali disturbavano i villeggianti che facevano pic nic sui terreni della Chiesa,evidentemente questi infastidivano i morti. Curiosamente però da quando la festività è stata sospesa non si sono più verificati temporali.
Molte sono le storie leggendarie attorno a questo santuario,si raccontava che ogni notte le ossa sotto il terreno si lamentavano e invocavano le preghiere dei vivi e che i fantasmi di esse si aggiravano ricoperti da sudari per impietosire i passanti. Queste leggende hanno probabilmente sfondi veritieri infatti sotto l’altare principale potrebbero esserci resti ma non si sono mai effettuati scavi. Altro fatto è che alla seconda domenica di luglio,frequenti temporali disturbavano i villeggianti che facevano pic nic sui terreni della Chiesa,evidentemente questi infastidivano i morti. Curiosamente però da quando la festività è stata sospesa non si sono più verificati temporali.
Questi sono due esempi di affreschi oggi ancora visibili all'interno della chiesa.